Leadership: spesso si confonde con il comandare

Leadership: spesso si confonde con il comandare; invece, si vuol significare solo guidare. MANAGER O LEADER?
Leadership: spesso si confonde con il comandare; invece, si vuol significare solo guidare

MANAGER O LEADER?

Al giorno d’oggi, all’interno delle organizzazioni c’è più bisogno di “manager che comandano” o di “leader che guidano”? Proviamo ad analizzare i due ruoli.

Un leader sviluppa una visione per l’organizzazione, promuove il cambiamento e nuovi approcci condivisi, guarda al futuro e realizza una cultura condivisa motivando i collaboratori.

Un manager realizza i cambiamenti per creare un ambiente stabile e innovativo, organizza i processi di lavoro e dirige l’organizzazione agendo come capo.

Quindi sono due funzioni ugualmente importanti, si tratta di due ruoli differenti, sebbene includano caratteristiche simili, che possono essere svolti anche dalla stessa persona. Basti pensare ad un imprenditore di una PMI con pochi dipendenti, che presiede sia ai processi organizzativi, che alla gestione dei collaboratori.

Di conseguenza, nonostante una leadership eccellente, senza un management efficace un’azienda si disintegrerebbe in un caos disordinato.
Premesso quindi che i bravi manager non sono necessariamente bravi leader. Così come i bravi leader possono rivelarsi pessimi manager, vediamo come questi ruoli si sono evoluti nel tempo.
Da una prima superficiale lettura i due termini sembrerebbero dire di fatto la stessa cosa: “essere capo di un team” e “l’esserne un leader”. Ma qui non si sta parlando di posizione ricoperta, ma di atteggiamento.

In passato il capo era l’autorità, colui che imponeva la sua mission all’intero del team. I rapporti con il personale erano superficiali e le decisioni venivano prese da un gruppo molto ristretto di persone. C’era un’idea di team ancorata all’idea di gente subordinata che a testa bassa si occupa delle sue mansioni. Oggi, invece, essere leader è un’altra cosa e non ha niente a che vedere con l’essere il capo. Oggi la leadership si modifica ulteriormente nella nostra epoca digitale, in cui l’innovazione diventa l’essenza stessa della gestione aziendale e dello sviluppo umano.

È venuta avanti una nuova concezione del capo: la vecchia concezione del capo “forte e autoritario” sta lasciando il posto a un’idea di leadership (e di leader) più morbida ed empatica. Peraltro, numerose ricerche convengono nel dimostrare che la qualità del management, i risultati di business e la qualità delle persone sono strettamente correlati.
Oggi saper conciliare autorità e empatia e creare un ambiente professionale disteso (il cosiddetto clima) predispone i collaboratori e i dipendenti a dare il massimo, con ovvie ricadute positive in termini di profitto e di qualità del lavoro svolto.

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In tempi di recessione i consumatori modificano le loro spese per adattarsi all’inflazione e tendono a risparmiare.

Molti brand e inserzionisti seguono questo esempio e tagliano le spese pubblicitarie per sostenere il profitto. È il caso di Volkswagen, Ferrero e Barilla, top spender pubblicitari.

Altri invece si comportano diversamente e mantengono o aumentano le spese pubblicitarie rischiando di ridurre il profitto. È il caso di Conad, Sky e Tim.

Che cosa ne pensi: in tempi difficili, la pubblicità è necessaria?

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